giovedì 14 febbraio 2013

The Saboteur

Ho provato questo gioco, finalmente oserei dire,  con un bel po' di ritardo, dato che si parla di un titolo pubblicato a fine 2009. Non ho potuto giocarlo non certo per tirchieria, ma perché questo gioco ha problemi di incompatibilità con le schede video ATI e fino ad una settimana fa non potevo giocarlo, fin quando ho dovuto cambiare la scheda ATI, causa agonia della stessa, con una Nvidia. Il titolo ci porta nella Grandeur parigina del 1940, da poco invasa dalla Wermacht e ci propone una storia gradevole e ricca di colpi di scena (storicamente non impeccabile tra armi sia inventate di sana pianta sia prodotte in anni più tardivi della guerra, ma glielo perdoniamo ugualmente) in cui vestiremo i panni di Sean Devlin. Irlandese di nascita, trasferitosi ,dopo un misterioso esilio, a Parigi, è un meccanico di auto in cerca di vendetta nei confronti dei nazisti, ma allo stesso tempo rassegnato e depresso. Una sera gli si avvicina, nel night club che è solito frequentare, un francese che gli propone di incontrarlo fuori dal locale per parlare di un modo per usare la sua rabbia e il suo odio per i nazisti per una buona causa. Sean, nonostante esiti molto, si fa coraggio e accetta, diventando un sabotatore al servizio della Rèsistance. Se il gioco non si discosta grandemente da altri free roaming come la serie GTA , per quanto riguarda combattimento,o la guida di macchine e veicoli di vario tipo, e missioni  che variano da pedinamenti a sabotaggi, da furti di macchine ad ufficiali nazisti a gare di corsa clandestine il vero asso della manica di Saboteur è la veste grafica. Già gradevole di suo, con buoni effetti di luci e ombre il gioco dà il suo meglio con la scelta di rappresentare le zone di Parigi in modo diverso: i quartieri dove la presenza dei nazisti è ancora opprimente e impunita vengono rappresentati con un bianco e nero "imbastardito", ovvero in cui rimangono alcuni dei colori più accesi come il rosso del sangue e dello sfondo delle bandiere naziste, il giallo delle luci e il celeste dei simboli della resistenza, mentre nelle aree in cui Sean ha agito compiendo particolari missioni di disturbo guadagnano, letteralmente, colore simboleggiando il fatto che gli abitanti di quel luogo ora sono speranzose e pronte a lottare per riottenere la libertà che è stata loro negata dalle truppe d'occupazione straniere. Da elogiare pure il comparto sonoro in cui appare una buona scelta di canzoni che riescono molto bene a rendere l'atomosfera della Parigi anni '40.