venerdì 6 agosto 2010

Rising Kingdoms


Non penso che ci sia molto da dire su Rising Kingdoms. il risultato che lo sviluppatore bulgaro Haemimont Games ha ottenuto è un ibrido tra le sue precedenti creature come la saga di Imperium (RK eredita il motore grafico, il concetto degli accampamenti indipendenti e lo stile con cui sono raffigurati i ritratti delle unità e degli eroi in campo) e Warcraft 3 (nella trama e in particolare nell'eroe principale della campagna degli Umani, marcatamente simile ad Arthas, il principe saccente di Warcraft 3, anche lui della campagna umana del relativo gioco). Gli sviluppatori hanno avuto la triste idea di togliere dal gioco fantasy la razza nanica (noooooo!!!!) ma la bella idea di ridurre gli elfi ad una delle tante razze minori da sottomettere e sfruttare a dovere. La cosa interessante del gioco è la gestione del limite della popolazione che si ottiene, si, edificando le abitazioni, ma il "materiale" necessario non è tanto il legno, ma i "punti gloria" che sono simili ai classici punti d'esperienza dato che vanno spesi anche per potenziare le abilità degli eroi, ma che si ottengono in modo diverso in base alle popolazioni da noi sottomesse delle colonie di razze minori come troll, elfi e draghi, e in base al potere peculiare della fazione scelta dal giocatore. Ad esempio con gli umani i punti gloria si ottengono uccidendo le guardie delle colonie avversarie, se assoggettiamo i troll la gloria la si può ottenere in modo particolarmente pratico ovvero distruggendo edifici avversari. Portando il discorso verso le razze principali ci vediamo di fronte a tre razze: Umani, Abitanti delle foreste, e Abitanti delle Tenebre. I primi sono abbastanza classici: arcieri con arco lungo, spadaccini, picchieri e cavalleria, i secondi sono umanoidi selvaggi (non elfi per fortuna!) che tizi forzuti ma anche astuti evocatori specializzati nel soggiogare la natura e i terzi sono creature mostruose potenti e di indole malvagia con i classici desideri di conquistare il mondo e blablabla. La musica è carina e a volte offre pezzi dal sapore rock-metal che, come sempre sostengo, vanno su tutto sia dal fantasy alla fantascienza!
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mercoledì 4 agosto 2010

The Moment Of Silence


Da qualche anno a questa parte il genere delle avventure grafica non desta più eccessivo interesse nella mente dei giocatori e se escono dei giochi d'avventura sempre più spesso escono delle avventure ibride con sequenze più orientate all'azione dei vecchi capolavori delle serie Broken Sword o Monkey Island che utilizzano comandi a suon di tastiera o addirittura gamepad. Tuttavia ogni tanto qualche sviluppatore fa la coraggiosa decisione di rinunciare ai compromessi e crea giochi d'avventura grafica in puro punta e clicca. The Moment Of Silence (uscito nel 2004) è uno di tali giochi. Tecnicamente il gioco non è allo stato dell'arte, le innovazioni a livello di gameplay non sono eclatanti la gestione dell'inventario e i comandi sono una cosa già vista nel genere, la telecamera a volte può sembrare troppo rigida tanto che a volte ci si ritrova nella "caccia al pixel", una delle cose più insidiose del genere dei punta e clicca, poi in particolare nella versione italiana i doppiatori non particolarmente ispirati rovinano l'esperienza di gioco (tale cosa non succede in alcune edizioni. Mi sono informato, ad esempio, che in quella tedesca ci sono le voci di Bruce Willis e Julia Roberts). Passando alla trama il voto attribuibile al gioco si alza. Siamo nell'anno 2044 in un futuro dove è in atto una vera e propria rivoluzione tecnologica osteggiata da veri e propri gruppi di Luddisti come succedeva nell'Inghilterra della rivoluzione industriale e movimenti terroristici imperversano in tutto il mondo utopisticamente unito sotto un unico governo mondiale. Tutto ciò viene passivamente accettato dal protagonista Peter Wright, un esperto di informatica che lavora in una società di comunicazioni. Il nostro alter ego ha perso ogni voglia di lottare dopo che ha perso moglie e figlio in un dirottamento aereo e vive la sua vita isolandosi quanto possibile abitando un appartamento a New York, avendo come passatempo la chat con una misteriosa donna con cui si confida. Tale routine viene però messa in discussione quando l'appartamento dei suoi vicini di casa viene preso d'assalto da una squadra SWAT che dopo aver perquisito la casa lasciano il palazzo arrestando il capofamiglia, senza alcun motivo apparente. Sospettoso per tale episodio Peter inizia ad indagare e si rende conto di come lui abbia finora accettato di vivere in una società dominata da computer senzienti in cui ogni istante della vita di un uomo viene controllato in un modo inquietantemente simile a Nineteen-eightyfour di George Orwell e quindi l'eroe decide di percorrere le orme del suo vicino di casa sabotando tale tirannia invisibile, facendo valere la propria libertà di fronte ad una società apparentemente perfetta che vede l'individualità del genere umano come una minaccia.

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