lunedì 25 maggio 2009

Doppia Recensione: "The Suffering" e "Ties That Bind"


Se amate sentire un brivido di terrore sulla schiena e vi intriga un videogioco con connotazioni marcatamente psicologiche forse potreste apprezzare questi due giochi: The Suffering e il suo sequel The Suffering:Ties That Bind. Ho preferito recensirli in coppia perché sono due titoli da provare in rapida sequenza, dato che non sono legati solo nella trama, ma anche in alcune dinamiche del gioco. Ma passiamo alle trame. Il primo capitolo porta il protagonista, un nerboruto ispanico chiamato Torque, dietro le sbarre di un carcere ,situato in un’isola del Maryland chiamata Carnate, dove deve attendere la condanna a morte, con l’accusa di avere massacrato sua moglie e i suoi due figli. Ma il nostro eroe passa dalla padella alla brace. La cella si apre, ma questo rivela la vera natura del carcere, popolato dai mostri che vivono su Carnate. Ma non solo. Man mano che Torque cercherà la fuga dall’isola dovrà confrontarsi oltre che con le mostruosità che cercano di ucciderlo, anche con sé stesso: dovrà lottare con il suo istinto, che quando lo porta alla furia lo fa trasformare in un essere mostruoso, brutale e fortissimo, che però non può usare sempre dato che lo fa cedere sempre di più alla malvagità del suo Io, o perfino farlo morire . Il protagonista dovrà anche avere a che fare con la sua coscienza buona, rappresentata dallo spirito di un detenuto morto sulla sedia elettrica, che cerca di convincerlo a non fare il suo stesso errore cedendo al male; e alla coscienza malvagia, incarnata da un altro spirito, quello di un secondino sadico nei confronti dei suoi detenuti, che per folle curiosità decise di vedere cosa si prova a morire, suicidandosi in una camera a gas.
A rendere ancora più gravosa la permanenza in un luogo di morte come carcere è il costante ricordo della moglie, morta forse per mano dello stesso Torque, che lo spinge alla redenzione e alla nostalgia della sua vita prima del massacro della sua famiglia…
Ma dopo molti orrori visti a Carnate, passeremo al secondo capitolo dove Torque non potrà ancora vivere in pace: dovrà tornare nella sua città natale, Baltimora dove farà i conti col suo passato per fare luce sull’oscuro mistero dell’omicidio della sua famiglia e comprendere la vera natura di un oscuro personaggio, Blackmore, che pare abbia avuto un ruolo nella tragedia… Il tutto incontrando altri abomini, alcuni simili a quelli già incontrati nel carcere di Carnate, altri totalmente nuovi. Stavolta la morale del personaggio sarà condizionata dal fantasma della moglie Carmen (la coscienza buona) e da Blackmore (la coscienza malvagia).
Interessante e originale, in tutti e due i giochi, è la genesi dei mostri che combatteremo. Ognuno di loro nasce grazie ad un determinato evento, entrato tra le leggende di Carnate e Baltimora. Ad esempio i Gorgers di Ties That Bind esistono grazie ad un macabro evento della Grande Depressione accaduto a Baltimora: un reverendo pur di salvare i propri fedeli dall’inedia servì loro la carne di alcuni cadaveri umani, che aveva trovato per caso e, di conseguenza, quando i fedeli se ne accorsero linciarono il prete.
Ma adesso parliamo del gameplay: tra il primo e il secondo capitolo ci sono somiglianze, come alcune armi e personaggi in comune e in entrambi vi sono degli archivi compilabili col proseguimento del gioco, in cui si potranno trovare informazioni sui mostri, personaggi e luoghi che vedremo nel corso delle avventure. Vi è inoltre in entrambi i titoli il concetto di moralità: se noi uccideremo qualsiasi cosa che si muove precipiteremo nella parte violenta e maligna del personaggio, se staremo in disparte nelle varie situazioni di conseguenza non saremo né carne né pesce, se invece ci comportiamo da buoni samaritani riusciremo a redimerci. Ma i giochi non sono due cloni e ci sono anche delle differenze. Realisticamente nel secondo capitolo non potremo girare con un armeria nella schiena come si poteva fare nel primo, ma potremmo portare solo due tipi di armi. Inoltre la moralità influirà non solo sul finale del gioco ma anche sulle abilità di cui il giocatore godrà quando si trasforma nel mostro, con una moralità malvagia potremo usare dei poteri fin troppo simili a quelli dei mostri che dovremmo uccidere nel corso della trama, mentre con un comportamento buono avremo dei poteri relativamente più umani.

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