martedì 31 gennaio 2012

Dead space 2

La mia vita videoludica negli ultimi tempi non era eccezionale per via di impegni lavorativi, relazionali e per colpa di un campionario non entusiasmante di videogiochi dell'ultimo periodo.
Dead Space 2 mi ha finalmente riportato davanti al Pc di camera mia e strappato da quella squallida esistenza da sfigati che studiano, escono e ci provano con le ragazze, rendendomi di nuovo l'individuo con fobia sociale e immane pigrizia come ai bei vecchi tempi del liceo.
E ve lo dice uno al quale non fa impazzire l'horror come genere e non è neanche abbastanza scemo da rendersi conto che questa serie attinge a piene mani dalla serie di Alien e altri titoli del genere fantascentifico-horror.
Dead Space 2 potrebbe farvi rinchiudere in casa e portarvi a finirlo 4 o 5 volte a difficoltà sempre elevate.
Peccato che io non sia abbastanza coraggioso (o pazzo) da pensare di poter ricominciare un gioco che me l'ha quasi fatta fare sotto. Se devo morire di paura preferisco farlo per finire questo gioco una volta sola. E non venitemi a dire che, una volta finito, sapete tutte le scene del gioco, perchè prima o poi ve la fate sotto lo stesso, anche di fronte a una scena già vista!
La mia massima autonomia di gioco è stata di un capitolo e mezzo, massimo due al giorno, dato che mi ritrovavo spesso a salvare e a spegnere il gioco perchè, dopo tutti quelli spaventi, i miei nervi erano davvero a fior di pelle. E a ricominciare poco dopo ovviamente.
Nel gioco impersonate Isaac Clarke, lo sfigatissimo ingegnere minerario che in Dead Space 1 si era ritrovato a bordo dell'Ishimura, infestata dai cari necromorfi.
All'inizio di questo secondo capitolo vi ritrovate a impersonare di nuovo Clarke, sopravvissuto al disastro, ma rinchiuso in una cella di un manicomio. Naturalmente, il vecchio Isaac ha di nuovo a che fare con qualcosa di più grosso di lui e spesso si ritroverà a vivere gli stessi fantasmi che ha visto durante il suo comprensibile disturbo post traumatico. Solo che stavolta i necromorfi non li immagina più: sono passati a ritrovarlo per un saluto!
Ho letto che dopo il primo gioco vi era stata una protesta da parte dei giocatori che lo ritenevano troppo difficile e troppo pauroso.
I progettatori della EA, secondo me se ne sono sbattuti altamente. Facendo bene.
Questo gioco è più spaventoso del primo e non si sono limitati al livello di paura.
Lo stile di gioco è sostanzialmente rimasto lo stesso, con qualche sfiziosa arma in più e un più convincente funzionamento della zero gravity, uno degli intrippanti espedienti del primo episodio.
I grandi cambiameti non stanno nella modalità, sostanzialmente immutata, con tanto di negozi e capsule di salvataggio in tutto e per tutto identiche a quelle del primo.
La grossa differenza fra il primo e il secondo episodio è trovabile nello stesso Isaac Clarke.
Nel primo episodio era un protagonista muto, impassibile, neutro, quasi gli auguravi che un necromorfo lo digerisse!
Qui Isaac è un protagonista di tutto rispetto, con la sua storia, i suoi traumi, i suoi sentimenti, le sue reazioni mooolto comprensibilmente brusche. Isaac è un figo, dice parolacce ai corpi di necromorfi che schiaccia sotto i piedi, agisce d'impulso durante la crise e con successo.
Se nel primo episodio vi immedesimavate con le sue sofferenze ogni volta che crepava, adesso vi immedesimerete anche di più, dato che la sofferenza ha un volto.
Altro punto buono del gioco è il modo in cui la trama influisce sul modo che avrete di giocare.
Già nel primo esistevano svariati e pittoreschi modi di fare fuori i necromorfi, ma per pigrizia mi sono spesso ritrovato a farli secchi alla vecchia maniera: con le armi da fuoco (e ogni tanto nel corpo a corpo) invece che rallentandoli con il potere della stasi o scagliando loro addosso degli oggetti appuntiti con la telecinesi.
Nel 2 vi ritroverete costretti a ricorrere a questi poteri invece che ai metodi convenzionali, semplicemente perchè all'inizio vi ritrovate senza armi.
Ah e se vogliamo menzionare un altro elemento positivo del gioco eccovene un altro: non c'è Dario Argento come doppiatore. Per carità, paura faceva, paura, ma come doppiatore fa anche pena!
Una frase per descriverlo: BIGGER, BADDER, BETTER.
Se lo volete provare compratevi prima il primo, vi godrete meglio il secondo e saprete anche a cosa andrete incontro.
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