venerdì 6 gennaio 2012

L. A. Noire

Vi dirò: mi aspettavo qualcosa di diverso, dopo tante sviolinate su questo gioco.
L'elemento forte e realmente innovativo di L. A. Noire è la dettagliatissima grafica che permette ai personaggi di avere un'espressività facciale da far arrossire d'invidia i migliori attori di Hollywood. Grazie a questa grande espressività, il protagonista del gioco potrà compiere indagini e interrogatori durante il suo servizio nella polizia di Los Angeles.
Cole Phelps, il vostro alter ego, è un reduce del fronte sul Pacifico che sta compiendo la scalata fra le forze di polizia. Dopo una lunga serie di anti eroi del crimine che iniziavano ad annoiare il pubblico, hanno deciso di ritornare al classico eroe che combatte il crimine con questo personaggio. Ottenendo un risultato paradossalmente originale, dato che ormai erano i criminali che iniziavano a diventare noiosi. Phelps è un diligente, ineccepibile e onesto poliziotto che compie il suo lavoro e risulta antipatico a quasi tutti i suoi colleghi.
Torniamo al gioco. Non concordo con le critiche mosse da alcuni amici che criticavano una mancanza di libertà d'azione durante il gioco e l'impossibilità di mettere sotto i pedoni come ai bei vecchi tempi di Mafia e GTA.
Forse la libertà d'azione è un poco di meno, del resto non è che te lo puoi aspettare se stai dalla parte dei buoni, se volevi girare con un bazooka sulla spalla e abbattere qualsiasi cosa che passava ti compravi GTA! E i pedoni sono più facili da mettere sotto di quanto crediate, di sicuro molto molto meno del primo Driver. Là non ci sono mai riuscito.
Il problema del gioco è che, anche se è ben fatto e appassionante, non ha molto di nuovo a parte la novità dell'interrogatorio. Che dopo un po' diventa monotono e frustrante.
La possibilità di fre le indagini raccogliendo indizi non è niente di che: è come se avessero inserito degli elementi di gioco punta-e-clicca.
Il vero problema è che ormai questi giochi hanno una trama inevitabilmente lineare. E qua si vede anche più chiaramente rispetto agli omonimi dall'altra parte della barricata.
Una volta che entri nel mondo del crimine muori come criminale e non hai tant scelta, nel gioco de Il padrino dovete anche seguire la falsa riga del film, quindi potete fare poco per cambiare il corso degli eventi.
Ma in L.A. Noire no, qui avreste la possibilità di cambiare seriamente le cose e prendere vie diverse! Ma non succede o quantomeno non è ancora successo se consideriamo che non l'ho ancora finito.
Phelps potrebbe scegliere se diventare un poliziotto corrotto o continuare lungo la via del dolce angioletto. Poichè mi sono rassegnato alla seconda possibilità, ho deciso che Phelps sarà il classico poliziotto integerrimo, che porta sempre lo stesso gilet con bretelle e cappello e continuerà a portarlo fino agli anni '60 (se il gioco arriva fino a quegli anni).
In ogni caso, ripeto che non è un brutto gioco, sicuramente parecchi gradini sopra Mafia II, forse anche sopra a Il padrino.
L'ambientazione di una Los Angeles macartista, ipocrita e corrotta è resa alla perfezione e la trama è avvincente, anche se i suoi risvolti sono colmi di amarezza.
Ma sono dell'idea che debbano inventare qualcos'altro di nuovo per poter dire di avere fra le mani qualcosa di nuovo come avevano detto con questo gioco.

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