venerdì 12 marzo 2010

Return To Castle Wolfenstein


Penso abbiate capito che il blog tratta di tutta l'arte videoludica, e parla anche di titoli non proprio recenti. Tuttavia la recensione di questo gioco attempato non è solo vincolata all'ormai lontano Novembre 2001, ma anche ad una data un pochino più recente, Agosto 2009, ovvero il mese è uscito l'attesissimo seguito, che recensirò prima o poi. Il gioco come ho detto prima ha la bellezza di 9 anni e dubito, purtroppo, che un giocatore della nuova generazione, viziato da grafiche ultratecnologiche e gameplay più elastici, possa apprezzare questo titolo come davvero merita. Per poterlo fare (e questo non vale solo per RTCW) bisognerebbe fare tabula rasa di tutti questi "progressi" dell'arte, dato che agli occhi di un giocatore del 2010 la veste grafica gi risulterebbe molto datata e il gameplay superato e dai comandi rigidi. Ciò che fa la differenza è altro. Si parte dall'arsenale bellico di cui l'agente Blazkowitcz potrà disporre: esso mescola qualche armetta autentica del periodo della seconda guerra mondiale (tra cui l'ormai onnipresente MP40) e armi sperimentali come il fucile Tesla. Ognuna di queste armi è unica e (parlando esclusivamente delle armi storiche!) abbastanza realistica. Il secondo punto di forza del gioco si trova nella trama. Qualche lettore, fan della saga di Indiana Jones converrà sul fatto che l'ideologia nazista accostata alla ricerca dell'occulto è un cocktail interessante e coinvolgente e i creatori di "Wolfy" ne erano a coscienza. Infatti qui l'occulto aleggia dato che il nostro alter ego, la spia Blazkowitcz viaggia in un Europa in cui aleggia il mistero, rappresentato da fantasmi guerrieri non morti e mostri "ogm" creati dagli spietati nazisti. E i cari germanici fan tutto per rendere la vita difficile al giocatore pur di proteggere un ambizioso e folle progetto che può rendere la Germania la nazione vincitrice del secondo conflitto mondiale...

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