giovedì 17 giugno 2010

Wolfenstein (2009!)


Ricordo che nel lontano 2002, anno in cui ho giocato per la prima volta Return to Castle Wolfenstein, già fremevo nell'attesa di un seguito e già fantasticavo sui possibili svolgimenti della trama e sull'aspetto grafico del seguito e specialmente speravo che fosse all'altezza del gioco appena finito. Non sapevo che per riindossare i panni dell'agente Blazkowicz avrei dovuto aspettare ben 7 anni. L'attesa è stata, almeno in parte, soddisfatta. Sul motore grafico nulla da dire dato che è stato all'altezza della lunga attesa e in grado di far gioire gli occhietti in modo sufficiente, il tutto arricchito da un discreto motore fisico (cosa di cui sinceramente mi interessa relativamente poco) e una buona qualità delle luci. Va poi detto che introdurre un sistema free roaming non è stata una scelta disprezzabile, tutt'altro. La città fittizia dove è ambientato il gioco, Isenstadt, è presentata agli occhi del giocatore in modo gradevole e soprattutto, interessante nel vedere il comportamento dei tedeschi e della popolazione locale con il procedere del gioco: all'inizio del gioco vediamo in giro per la città dei tedeschi poco attenti e parecchio presuntuosi e soprattutto forti del terrore che incute l'esercito nazista nei confronti dei cittadini e della resistenza tedesca di Isenstadt; man mano invece che il nostro alter ego seminerà distruzione tra le forze di occupazione "crucche" vedremo una situazione ben diversa, infatti i partigiani saranno sempre più rincuorati e avranno il coraggio di tendere imboscate al nemico, tuttavia anche quest'ultimo non si troverà impreparato, dato che nelle pattuglie farà sfoggio di un equipaggiamento e di truppe migliori, per non contare il fatto che sguinzaglierà veri e propri mostri per le strade della città nel tentativo di sedare le varie scaramucce che si combattono per le strade. Carino anche il sistema del mercato nero,luogo in cui Blazkowicz si procura i potenziamenti per il proprio equipaggiamento che variano da silenziatori per la celebre MP 40, baionette per il Kar 98 a aggeggi anacronistici come razzi a ricerca termica per il lanciarazzi Panzerschreck (????). Il gioco ha anche qualche neo, e il principale è la trama: Dopo le imprese compiute nello spaventoso castello di Wolfenstein il nostro eroe è ancora lungi dal meritato riposo e viene mandato in missione sulla corazzata Tirpitz. Qui uccide un alto ufficiale nazista in possesso di un misterioso e antico medaglione, e dopo una rocambolesca fuga torna al quartier generale dove, mostrato lo strano indizio viene inviato ad indagare nella città tedesca di Isenstadt, dove sono in atto delle ricerche archeologiche da parte dei cari nazisti. E qui iniziano i guai, sia per il buon protagonista sia per la trama del gioco. Infatti mentre nel predecessore l'occulto si "limitava" a leggende medievali e alla necromanzia qui si arriva a qualcosa di esagerato tanto che i Tedeschi cercano aiuti per la guerra in un'altra dimensione, utilizzando manufatti occulti simili al medaglione in possesso del nostro alter ego. E questa, a mio parere è stata una scelta sbagliata, dato che l'effetto ottenuto lo considero pacchiano. Viaggi in dimensioni parallele stonano col periodo della seconda guerra mondiale ed era meglio approfondire ancora con un occulto, come dire, più classico, senza il bisogno di pescare stranezze dal sapore troppo futuristico.

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